Storia
Ci farà piacere ricevere tutto ciò che riguardi le notizie storiche sull’area, fotografie, documenti, articoli di giornale ed eventuali ricordi di chi avesse lavorato presso l’officina o partecipato agli avvenimenti legati alla storia della Lenzi.
L’ex complesso industriale di San Concordio
Le officine Lenzi fanno parte di un ampio complesso industriale di aree dismesse del quartiere di S.Concordio di rilevanza storica: Ex oleificio Borella, ex Filanda Viani (antico Porto Fluviale della Formica) per l’area Lenzi-Gesam-Filanda-via Formica-Chiariti, Pulia” (ex Safill, Mercato ortofrutticolo, depositi manifattura tabacchi).
La storia delle Officine Lenzi
Le Officine Lenzi, benché da tempo dismesse, sono ancora oggi un significativo segno dell’industria nel tessuto urbano, che ha generato per 50 anni fino a circa 400 posti di lavoro e una produzione di carpenteria pesante (realizzazione di grandi opere) di notevole rilievo internazionale. Per l’economia lucchese rappresentava un realtà produttiva molto importante. Inoltre molte erano le manifestazioni sociali a favore delle famiglie che avvenivano all’interno della fabbrica.
Le Officine meccaniche Lenzi vengono costituite l’8 giugno del 1922. La struttura occupava una superficie di quasi 20.000 mq. Lo stabilimento si trovava appena fuori le mura di Lucca, tra la linea ferroviaria e la via Guidiccioni, una delle strade centrali del quartiere di S.Concordio. La fabbrica, situata in prossimità della Stazione ferroviaria, era servita da due binari di raccordo, tuttora esistenti. Questo collegamento rendeva agevole il ricevimento e la spedizione dei prodotti.
Negli anni del fascismo le Officine Lenzi furono in parte riconvertite a produzioni belliche (blindatura degli automezzi). La presenza di questa fabbrica, assieme a quella della Stazione ferroviaria, fu additata come una delle cause dei bombardamenti alleati che colpirono S.Concordio nel 1944, provocando la morte di 24 civili, il 6 gennaio.
Nel Settembre del 1944, quando Lucca fu liberata, la ricostruzione post-bellica diede nuovo impulso allo sviluppo della fabbrica, con nuove produzioni orientate anche alla carpenteria più leggera. Verso la fine del 1945 lo stabilimento era nuovamente in piena efficienza e successivamente nel 1947 ci fu un ampliamento: fu costruito un nuovo reparto di 3000 mq dedicato ai vagoni ferroviari ed inoltre fu raggiunto un alto grado di specializzazione nella carpenteria pesante.
Il lavoro delle Officine era molto ambito tanto da portare l’aggiudicazione della realizzazione di grandi opere in tutto il mondo. I principali clienti erano: le Ferrovie dello Stato, la Marina, l’Areonautica, l’autostrada del sole, la Saint-Gobain,Solvay, la Selt-Valdarno (Enel), la Società Montecatini S.p.a. e tante altri.
Negli anni ’50 allo Stabilimento di S. Concordio si aggiunsero altre due succursali:
– la prima mediante l’acquisizione della fonderia Maestrina a Trento, poi trasformata in officina meccanica occupata nel area della regolazione delle acque, che si inserì tra i più importanti costruttori italiani, collaborando con le maggiori società europee del settore acciaio;
– la seconda mediante la creazione nel ‘55 di una nuova fabbrica a Catania, che fu chiamata “Costruzioni metalliche siciliane” (dapprima S.p.a. e poi trasformata in S.a.s.)
Nel 1956 fu acquistata anche la Fonderia Magni, rinomata fabbrica di campane Lucchese crescendo tutto attorno, occupando quasi interamente l’isolato di via Guidiccioni.
La fonderia Magni
“La Fonderia Magni, di Raffaello e Luigi, ebbe origine a San Quirico in Valleriana, in provincia di Pistoia, e si trasferì poi a San Concordio attorno al 1886, in uno spazio di via Guidiccioni incorporato in seguito dalle Officine Lenzi, che acquisirono la fonderia negli anni sessanta. I Magni furono bravi e famosi fonditori che, utilizzando forni di fusione e stampi, realizzarono campane per diverse torri campanarie toscane, comprese quelle per il campanile di San Concordio, edificato nel 1929.
La foto ritrae uno dei fondatori Magni; l’immagine è stata gentilmente concessa dal Signor Doriano Buonatesta, ex dipendente delle fonderie stesse, che ringraziamo di nuovo.
In questo video si possono ammirare le antiche campane della fonderia:
http://www.youtube.com/watch?v=UfiWt8W1gng
——————————————————————————————-
Gli anni dopo la guerra sono stati i migliori e furono eseguiti importanti lavori sia in Italia (ne rimangono ancora oggi molti visibili) che all’estero, divenendo un punto di riferimento nel settore delle costruzioni carpenterie metalliche.
Depliant Trento; Depliant Lucca; Opere
IL DECLINO
Dopo il 1965 iniziarono le prime difficoltà dovute sia agli aspri conflitti sindacali dell’epoca che alla scarsa redditività dei lavori acquisiti, a seguito della concorrenza da parte di aziende a larga partecipazione statale, allora più attente alle politiche dell’occupazione che a quelle del profitto.
Il 9 dicembre del 1966 ci fu il primo sciopero per divergenze sul trattamento del “cottimo”; questo segnò l’inizio di un lungo periodo di crisi che portò a licenziamenti e ad altri scioperi, con conseguenti ritardi nella produzione dei lavori e multe da pagare per non avere rispettato i termini di consegna richiesti dai clienti.
Questo provocò il ricorso alla cassa integrazione guadagni per la sospensione a zero di 27 dipendenti. L’azienda dovette ridurre l’orario di lavoro a tre giorni settimanali per tutto il personale dipendente e fu preannunciato un ulteriore licenziamento di altre 50 unità.
Nel 1967 per scongiurare ulteriori provvedimenti fu chiesto aiuto all’Amministrazione Comunale e al ministero dell’industria per ottenere congrue commesse di lavoro, per rimediare all’incresciosa situazione dei licenziamenti.
Fu anche richiesto un aiuto finanziario al Ministero ma questo non fu accolto e nel 1969, in piena crisi anche per molte altre aziende, la società fu ammessa alla procedura di amministrazione controllata; un anno dopo si tentò ancora di salvare la fabbrica con aumenti di capitale e vari cambi di denominazione.
In questo periodo l’opificio impiegava ancora più di 200 operai, però, la crisi si riprese drammatica agli inizi del 1974 con il periodo di depressione economica generale e nonostante i tentativi fatti nel giugno del 1974 la società chiese al Tribunale di Lucca di essere nuovamente ammessa alla procedura di amministrazione controllata.
Dopo un anno, grazie all’ingresso di un nuovo gruppo finanziario, le problematiche parvero superate, tuttavia, tali misure non riuscirono ad arginare la crisi aziendale che culminò con l’occupazione della fabbrica da parte degli operai. Si giunse alla dichiarazione di fallimento con sentenza del Tribunale di Lucca del 29 agosto 1975. Dopo la chiusura seguì un periodo di occupazione fino all’ottobre 1976, quando i muri esterni delle officine furono decorati con immagini del movimento operaio di quegli anni.
Negli anni successivi il sindacato, nonostante il fallimento, continuò a sperare nella ripresa della attività in quanto funzionale alla “ripresa economica” e chiese l’inserimento della Lenzi nel sistema delle “Partecipazioni Statali”.
Nel 1980, dopo aver acquistato le ex Officine Lenzi, Seven Spa ha sempre espresso l’intenzione di procedere al restauro delle opere e delle Officine Lenzi stesse mediante un progetto condiviso con il quartiere di S.Concordio e il comune di Lucca.
I Murales
I murales delle officine Lenzi vennero ideati durante gli anni della contestazione sindacale, come “protezione” per le pareti esterne dell’edificio rivolte verso via Guidiccioni, ed utilizzati per comunicare alle persone i contenuti della lotta contro l’oppressione. Un gruppo di artisti lucchesi progettò nel 1975 di coprire con immagini tutti i dodici riquadri delle pareti. Il progetto vide alla fine l’effettivo contributo di pochi pittori rispetto ai molti coinvolti all’inizio. Venne inoltre inventata una lotteria per aiutare gli operai delle officine, nella quale i giovani pittori offrivano i quadri a 100 lire.
I murales realizzati dal “braccio artistico del sindacato” ebbero eco sui quotidiani nazionali, tra i quali L’Unità. Anche una pubblicazione della Germania Est (ex CCCP) ha usato i murales per parlare di Lucca.